Istituita 21 anni fa, la giornata mondiale per la lotta al cancro rappresenta un’iniziativa globale per aumentare la consapevolezza e le azioni nella lotta contro i tumori. Il San Camillo di Cremona da anni è in prima linea nella lotta e prevenzione delle patologie tumorali come tumore del colon, della mammella e della prostata.
Soprattutto nel reparto di urologia, infatti, vengono affrontati un gran numero di casi di tumore prostatico.
Abbiamo intervistato il dottor Gianni Cancarini, urologo e membro del Dipartimento Oncologico cremonese che ci spiega quanto sia importante una corretta diagnosi precoce.
Di cosa si occupa, nello specifico, l’urologia?
L’urologia tratta le patologie dell’apparato urinario maschile e femminile, e quelle dell’apparato genitale maschile. Si occupa sia di patologie tumorali che di patologie non tumorali. Per quanto riguarda le tumorali, per esempio, ci occupiamo del tumore del rene, della vescica, della prostata, del testicolo, del pene. Per quanto riguarda le patologie non tumorali, sono di tipo infiammatorio, malformativo, oppure incontinenza urinaria e calcolosi.
Ci occupiamo in particolare dei tumori prostatici, vescicali, e renali. Capita più raramente qualche tumore del testicolo, ma comunque la patologia che ci assorbe maggior tempo è la patologia prostatica, sia quella benigna che quella ovviamente legata al cancro.
Come funziona la diagnosi precoce nel tumore alla prostata?
Ci sono delle regole ben precise riguardo alla diagnosi precoce che sono dettate sia dalla società italiana di urologia, sia dalla società internazionale di urologia, oltre che dall’OMS.
Se non c’è familiarità per il tumore prostatico un maschio dovrebbe iniziare a fare un PSA almeno una volta all’anno a partire dai cinquant’anni. Se invece c’è familiarità sarebbe preferibile iniziare cinque anni prima.
Per familiarità si intende se il papà, gli zii, o alcuni familiari hanno avuto già un tumore della prostata. Ovviamente questo costituisce un fattore familiare che non deve essere trascurato e che riduce l’età in cui si comincia a effettuare l’esame del PSA totale.
Se parliamo poi di pazienti con i sintomi, è bene non trascurarli.
Questo è un argomento che poi va trattato con il medico di medicina generale, che deve essere adeguatamente sensibilizzato sui diversi tipi di patologia prostatica. A volte può capitare infatti che ci siano pazienti con disturbi importanti riconosciuti come cistite, prostatite, poi però magari in realtà sotto c’è un problema diverso. È bene quindi non trascurare e andare da un urologo per maggiori accertamenti.
Qual è l’impegno del San Camillo nella lotta al tumore?
Qui al San Camillo affrontiamo tutta la parte diagnostica che riguarda questo tipo di patologie. Eseguiamo, a livello ambulatoriale, la visita al paziente, prendendo visione dell’esame del PSA, un esame importante che, anche se non è un marker tumorale, serve per avere un orientamento sulla natura della patologia prostatica.
Eseguiamo le ecografie prostatiche transrettali già in ambulatorio: questo ci permette di portarci avanti con la parte diagnostica. In questi casi è infatti fondamentale procedere riducendo i tempi tra un esame e l’atro e cercare invece di ottenere una diagnosi precoce.
Per ottenere la diagnosi oncologica è necessaria poi la biopsia prostatica che noi eseguiamo in camera operatoria con una minima sedazione, di cinque-dieci minuti.
Oltre alle biopsie ecoguidate standard, pratichiamo anche un esame innovativo, cioè la biopsia prostatica con tecnica fusion. Si tratta sempre di una biopsia prostatica ecoguidata ma si vanno a embricare le immagini dell’ecografia con quelle della risonanza nucleare magnetica prostatica multiparametrica, che generalmente facciamo fare nella nostra radiologia. Quest’ultimo esame è utile nelle situazioni dove è più difficile diagnosticare la presenza di zone tumorali.
Lo schema diagnostico del tumore prostatico è quindi: visita, presa visione del PSA, ecografia prostatica transrettale e, al termine, biopsia prostatica.