Per alcune persone la vita mette in gioco mosse diverse, inaspettate. Con Italica, 102 anni, la partita è stata particolarmente sorprendente. Questa nonna genovese ha affrontato e sconfitto il Coronavirus. E lo ha fatto contro ogni previsione, insegnandoci che l’ovvietà a volte si piega alla tenacia.
Proviamo a immaginare una vita intera. Una vita di centodue anni, per l’esattezza. Accanto a questo tempo, su una diversa rotaia dello stesso binario, mettiamoci un periodo di venti giorni.
Venti giorni in centodue anni. Venti giorni e basta, paragonati a un secolo. Un piccolo puntino, un periodo di tempo che finisce per diluirsi in un fluido più ampio, prepotente, che lo ingloba senza troppo sforzo, sottolineandone la piccolezza.
Ecco. Italica è una nonna genovese e quei centodue anni appartengono a lei. Così come sono suoi i venti giorni di quella stessa vita. Però, questa storia non ha niente a che vedere con i piccoli puntini del tempo, né con le giornate che si perdono nello scorrere degli anni.
Questa storia parla invece della straordinarietà e dello stupore.
E i venti giorni di Italica, trascorsi all’Ospedale San Martino di Genova, con addosso un virus feroce che fa tremare i polsi, hanno avuto il potere di metterla in ginocchio, quella vita di centodue anni.
Sono stati venti giorni di fiato corto, volti scuri e la prepotenza di una malattia che si è presa mezzo mondo. E lei, che di fragile avrebbe dovuto avere tutto, che avrebbe dovuto leggere una storia già scritta, ha lasciato indietro le certezze e si è conquistata l’eccezione.
È tornata a casa a fine marzo, con le ginocchia un po’ più tremolanti del solito, la testa alta di chi sa di aver combattuto e vinto, e con un nuovo soprannome: Highlander l’immortale, datole dal medico che l’ha curata, Vera Sicbaldi.
È tornata a casa e l’ha fatto facendo sobbalzare un po’ tutti noi, con le nostre domande rimaste sospese, le convinzioni monche e la meraviglia propria dell’inaspettato. Italica è portatrice di un controsenso bellissimo, prova vivente di come l’ovvietà della vita si possa spezzare.
Sarebbe dovuto succedere qualcosa di matematico, che rispetta una logica inconfutabile e conosciuta; eppure c’è stato un movimento, da qualche parte, in un modo che segue regole a parte, che ha fatto Clic, che ha preso una direzione tutta sua evitando i segnali imposti dalla prevedibilità.
Italica se l’è scollato da dosso, quel male. E adesso si ritrova con un orgoglio giovane, energico e con un’affermazione che spetta ai più grandi, quella che dice Sì, sono proprio io. Sì, ho battuto l’imbattibile.
E ha sorriso, poi, davanti a una torta con candeline a tre cifre. Centodue sono gli anni compiuti. Venti sono i giorni in battaglia e immensa la meraviglia, immensa la gratitudine, immenso l’orgoglio di chi ha fatto di venti giorni la svolta vera di un secolo pieno.
Leggi anche:
Mani di Carta. La storia dell’anziano di Cremona che ha donato 50 euro contro il Coronavirus
Il Coronavirus e l’inquinamento: come la Terra è tornata a respirare
Coronavirus: cosa c’è da sapere sul virus che ha immobilizzato l’Italia
Cosa ci insegna l’adolescenza sul Coronavirus
Come rinforzare il nostro sistema immunitario contro il Coronavirus: parla l’esperto Simone Cipriano