La visita senologica è di fondamentale importanza nella prevenzione del tumore al seno. Si calcola infatti che questo rappresenti il 29% dei tumori che colpiscono le donne. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Silvia Bohm, senologa presso la Casa di Cura San Camillo di Milano.
Come si svolge la visita senologica?
Una visita senologica serve a diagnosticare o a escludere patologie mammarie. Consideriamo che il carcinoma mammario è la neoplasia più frequente nella donna. La visita senologica ha quindi ha lo scopo di diagnosticare patologie benigne o maligne della ghiandola mammaria.
La visita consiste nella palpazione del seno, che può evidenziare la presenza di noduli oppure di addensamenti della ghiandola, oppure una retrazione del capezzolo o dell’areola mammaria, o ancora secrezioni dal capezzolo.
In quest’ultimo caso, le secrezioni possono essere sierose, lattescenti o ematiche.
La visita senologica, poi, comprende sempre anche la valutazione del cavo ascellare: questo sia in presenza di patologia mammaria o quando la ghiandola mammaria è sana. L’esplorazione del cavo ascellare può evidenziare delle adenopatie che andranno poi valutate con esami più specifici.
A quali altri esami sottoporsi per la diagnosi di patologie mammarie?
In ogni caso può essere opportuno sottoporsi ad alcuni accertamenti diagnostici. Si tratta di esami strumentali che, è bene ricordarlo, hanno una grossa importanza anche qualora non si evidenzino patologie mammarie. Perché?
Perché gli esami diagnostici, in particolare l’ecografia e la mammografia, possono evidenziare noduli non palpabili. Questo soprattutto per quanto riguarda l’ecografia mammaria.
La mammografia può evidenziare anche microcalcificazioni o distorsioni del parenchima mammario, che andranno poi indagati mediante una biopsia su guida ecografica o mediante una biopsia stereotassica.
C’è poi la risonanza magnetica mammaria, che viene fatta senza e con mezzo di contrasto, e che evidenzia patologie della ghiandola, un’eventuale bilateralità della neoplasia.
Attenzione: è molto diagnosticata nella mammella giovanile, nella mammella invece in post menopausa può dare anche dei falsi positivi, quindi va sempre integrata con un second-look ecografico e con una biopsia mirata là dove la risonanza evidenzi delle patologie.
Quali sono le categorie a rischio?
Nell’ambito di una casistica, che, come detto, colpisce quasi una donna su tre, esistono tuttavia delle categoria più a rischio di altre.
E infatti, la visita senologica deve comprendere anche un’attenta anamnesi familiare. Vi sono famiglie dove più componenti hanno presentato un tumore mammario, oppure la comparsa di carcinoma mammario in età giovanile, vale a dire sotto ai 37 anni. In questi casi è bene indirizzare la paziente a una consulenza genetica per essere sottoposta poi a un prelievo ematico che servirà a valutare l’eventuale mutazione del gene brca1-brca2.
Di conseguenza, a fronte di situazioni così specifiche, la paziente verrà sottoposta a controlli clinici più adeguati e a una sorveglianza attiva, con esami dedicati.