Spesso, quando inizi a fare attività fisica, ti sembra di dover affrontare troppi limiti. Il fisico non risponde al meglio o c’è un grado di imbarazzo difficile da superare. È più che normale. L’attività fisica, come per ogni cosa, richiede abitudine e tempo per risultare familiare, un contesto in cui sentirti veramente a tuo agio.
Qui il personal trainer Fabio Palombella ci consiglia i primi passi da fare dopo l’iscrizione in palestra. Sono riflessioni dettate dalla sua esperienza, incluso il suo stesso approccio con chi è ancora alle prime armi.
- Mi piacerebbe svolgere attività fisica. Da dove inizio?
Approcciarsi per la prima volta all’attività fisica è una scelta sicuramente salutare, ma è importante sottolineare che si porta dietro delle responsabilità, sia da parte della persona che vuole allenarsi, che dell’allenatore stesso.
Il primo consiglio è innanzitutto quello di rivolgersi a un professionista. Svolgere attività in maniera indipendente potrebbe risultare problematico, del resto tutti facciamo errori se ci muoviamo in un ambito sconosciuto; quello del fitness non fa eccezioni.
Per professionista intendo soprattutto una persona laureata in Scienze Motorie. Il perché è chiaro: il percorso accademico fa immergere lo studente nel mondo dello sport, nelle sue forme più ampie. Questo permette di assimilare informazioni e abilità che spaziano in molti ambiti e arricchiscono la figura professionale. È qualcosa che arriva immediatamente alle persone che seguiamo, è come se le facessimo immergere poco alla volta nel nostro mondo.
Il mio discorso circa la responsabilità è strettamente legato a questo.
Se ti affidi a un professionista tuteli il tuo corpo. Da solo, invece, potresti fare esercizi che non sei ancora pronto a svolgere, o molto semplicemente nel modo sbagliato.
Ovviamente si tratta di una strada a doppio senso. Anche l’allenatore deve riuscire a capire fino a che punto spingere e in che modalità correggere. Capita molto spesso che una persona sia convinta di svolgere bene un esercizio quando in realtà non è così: il nostro compito è anche quello di farle aprire gli occhi e aiutarla a ripartire nella giusta direzione.
È fondamentale poi farlo in maniera graduale, rispettando sempre limiti e forze di chi abbiamo davanti.
In quanto personal trainer sono molto attento a tutto ciò che noto nelle persone. Che si tratti di un’attitudine caratteriale o aspetti più tecnici, il mio lavoro è quello di riuscire a “modellarmi” in base alle richieste e all’approccio che vedo in loro.
Lo faccio in due modi. Innanzitutto, ascolto e capisco, cerco di mettere a fuoco motivazioni e paure. Poi si passa all’aspetto tecnico.
- L’approccio umano
Ho visto tantissime persone avvicinarsi all’attività fisica e sono stati molteplici gli atteggiamenti e le caratteristiche che ho notato in loro. Il mio modo di lavorare si basa innanzitutto sulla conoscenza. Cerco di capire l’obiettivo da raggiungere, gli eventuali problemi, la reale convinzione e quanto forti sono le motivazioni.
Non si tratta solo di quello che mi viene detto, molto è anche legato all’intuito e alla capacità di saper leggere la persona. È un’analisi verbale e paraverbale. Noto il tono di voce, lo sguardo, il modo di porsi. Spesso ci sono cose che la persona non esprime a parole, magari per imbarazzo. Parte del mio lavoro sta anche nel capire quelle verità non dette.
Mi rendo conto che non è sempre semplice mettersi a nudo.
Molte volte, quando si inizia a fare attività fisica, c’è un’insicurezza di fondo, legata il più delle volte alla relazione che si ha con il proprio fisico. Per questo la delicatezza e il rispetto sono fondamentali quando incontro per la prima volta qualcuno che richiede il mio aiuto.
Ad esempio, subito dopo l’attività fisica, uno dei miei metodi di lavoro è quello di mostrare alla persona il video di qualche suo esercizio con particolare deficit o difficoltà di esecuzione.
Mi serve per mettere in luce errori da correggere: rivedersi è un ottimo aiuto per migliorare.
Mi rendo conto, però, di non poterlo fare con tutti. Se davanti ho qualcuno che non ha particolare sicurezza relativamente al proprio corpo, evito di usare questo metodo. È una forma molo sottile di entrare sulla stessa linea d’onda, di rispettare e relazionarsi con la persona.
Ovviamente può succedere anche il contrario, posso ritrovarmi davanti una persona estremamente energica con la voglia di andare subito a mille. Ecco, qui devo valutare se e quanto assecondarla.
L’obiettivo è sempre quello di lavorare bene, nel miglior modo possibile. Questo significa calibrare e studiare nel dettaglio caratteristiche fisiche e personali.
- L’approccio tecnico
Dopo il colloquio conoscitivo, si passa al pratico e all’attività fisica. Io, personalmente, uso cinque esercizi base.
- Squat (piegamento sulle gambe)
- Pull (capacità a tirare dall’esterno verso l’interno con elastici o pesi)
- Push (piegamento sulle braccia)
- Lunge (affondo sulle gambe)
- Plank (capacità del corpo di rimanere in tenuta, un po’ come fosse una tavola)
Subito dopo testo la mobilità della spalla (c. s. o.) e la mobilità del complesso bacino schiena.
Durante le sessioni chiedo alla persona se ci sono parti del corpo che sente lavorare. Questo perché è importante entrare nella consapevolezza dei propri movimenti. In effetti, questi esercizi sono utili per entrambi.
Io, ovviamente, capisco qual è la base da cui sto partendo, come e dove posso andare a lavorare. Contemporaneamente, la persona si rende conto dei propri limiti o molto semplicemente capisce in che modo il corpo sta rispondendo.
Tutto ciò è sempre in relazione a due aspetti: gli obiettivi da raggiungere e lo stato fisico attuale.
Il programma che seguiamo insieme si costruisce su questi fattori. Ognuno di noi sarà sempre diverso sotto questi punti di vista, per questo – ritornando alla responsabilità – bisogna sapere esattamente cosa si sta facendo. L’attività fisica è importantissima per il benessere, ma è quasi nulla se la si fa in maniera scorretta.
Per questo il mio più grande consiglio è quello di ascoltarsi: accorgersi di cosa il corpo ha da offrire prima ancora di decidere cosa tu puoi offrire al tuo corpo.
Bisogna assecondarlo e prendersene cura. È fondamentale farlo affiancandosi a un professionista. Tutto deve puntare al tuo benessere, a farti stare bene nella maniera migliore possibile, e per andare nella giusta direzione anche i primi passi devono essere corretti. Vedrai che sarà un po’ come andare in bicicletta: prima o poi le gambe si adatteranno da sole!
mi presento...
Mi chiamo Fabio Palombella e sono Personal Trainer e Osteopata. Nasco come judoka fino dai primi anni di età. Ho provato un po' tutti gli sport più comuni e ho continuato la mia vita sportiva come atleta di judo. Innamorato di questo mondo decido di iscrivermi dopo il liceo scientifico alla laurea di Scienze Motorie a Torino per poi concludere la laurea specialistica in Management dello sport nel 2011. Dopo aver vinto una borsa di studio ho conseguito un Master di primo livello presso la S.A.A. di Torino e contemporaneamente ho iniziato gli studi come Osteopata terminati 6 anni dopo. Ho lavorato durante il mio periodo di formazione in tutte le palestre di Torino. Mi sono specializzato nell'ambito della rieducazione al movimento e parallelamente come Osteopata e come insegnante di attività di gruppo. Ogni giorno la passione per il mio lavoro è sempre più forte. Ad oggi il mio motto è: "Abbi buona cura del tuo corpo, è l’unico posto in cui devi vivere" J. Rohn.