A cosa ci riferiamo quando parliamo di salute del cuore? Quali sono gli accorgimenti e come possiamo prevenire determinate patologie? Abbiamo intervistato il Dottor Antonio Grimaldi, eccellenza nell’ambulatorio di cardiologia della Casa di Cura San Camillo di Milano. Qui ci spiega tutto quello che c’è da sapere su prevenzione, fattori di rischio e sintomi delle malattie cardiovascolari.
Qual è il ruolo della prevenzione quando parliamo di salute cardiovascolare?
L’opera di prevenzione primaria è estremamente importante: è proprio il cardine della nostra ricerca cardiovascolare.
L’Italia, insieme a molti paesi ad alto tenore socio-sanitario, vive ancora un’elevata mortalità cardiovascolare. Bisogna considerare che è anche un paese in cui vi è un’aspettativa di vita e una longevità tale per cui la cardiologia si è evoluta in modo estremamente efficace, però la prevenzione primaria, che è l’insieme delle misure atte a riconoscere precocemente e quindi a contenere i fattori di rischio, deve ancora rappresentare il target principale soprattutto nelle nuove generazioni.
Questo perché le malattie cardiovascolari, a differenza di altre malattie, sono malattie curabili e sono soprattutto prevenibili.
Man mano che si passa da paesi a basso tenore socio-sanitario fino a paesi più industrializzati, si osserva progressivamente una riduzione delle malattie infettive, come la tubercolosi o la malaria, e si osservano invece malattie del benessere, legate appunto all’eccessivo consumo di lipidi, di zucchero e al fumo di sigarette, perciò sicuramente lo scopo della prevenzione primaria è ridurre e contenere i fattori di rischio per aumentare l’aspettativa di vita e quindi ridurre la mortalità e la morbilità correlati alle malattie cardiache.
Quali sono i principali fattori di rischio per il cuore?
I principali fattori di rischio per il cuore sono rappresentati dal fumo di sigaretta, dalla concentrazione dei lipidi nel sangue con particolare riferimento al colesterolo, il diabete mellito e l’ipertensione arteriosa essenziale.
Sebbene la letteratura scientifica, le riviste, le rassegne in tema di cardiologia si arricchiscano di nuovi fattori di rischio cardiovascolari, direi che questi sono quelli classici.
Quando le malattie cardiache si manifestano in età più precoce viene posta in gioco la familiarità per giustificare l’insorgenza abbastanza precoce della malattia.
L’ipertrigliceridemia, che è appunto in parte correlata anche all’eccesso di consumo alcolico e quindi la sindrome metabolica che può portare poi al diabete e allo sviluppo di cardiopatie, la sedentarietà, e poi ce ne sono altri che vanno dalla circonferenza addominale, allo spessore delle pareti vasali, ma di fatto i fattori preponderanti restano il fumo, il diabete, l’ipertensione e la concentrazione del colesterolo.
È chiaro che lo scopo principale della prevenzione primaria è quello di riconoscere in maniera rapida e anche contenere i fattori di rischio.
Quindi in una fase iniziale si possono adottare una serie di misure legate alla variazione delle abitudini alimentari, quindi controllare gli eccessi alimentari, quindi il consumo degli zuccheri e dei grassi e del sodio che può portare l’ipertensione, ma in una seconda fase, qualora questi non fossero sufficienti, bisogna ricorrere chiaramente a misure farmacologiche.
Quali sintomi vanno monitorati con una visita cardiologica?
I sintomi che vanno monitorati con una visita cardiologica sono sicuramente il dolore al petto e le alterazioni della percezione del battito cardiaco. Bisogna sottolineare che questi sono in genere sintomi che facilmente mettono il paziente in allarme, perché nell’immaginario comune sono proprio correlabili all’organo cardiaco. Però bisogna anche ricordare che i dolori, per esempio il dolore al petto tipicamente legato ad una cardiopatia, non si esprime unicamente come sede in modo centrale e irradiato al braccio sinistro, ma vi possono essere dei dolori legati a cardiopatie, ad ischemie, che hanno una localizzazione un po’ atipica: possono nella regione del collo, quindi dare un senso di costrizione del giugulo, oppure possono anche mimare una sindrome di mal digestione, quindi insorgere in una regione un po’ più dislocata verso l’addome, e alcuni pazienti possono avvertire e magari confondere questi sintomi con uno stato di malessere che consegue ad un pasto eccessivamente ricco.
Vi sono questi sintomi, come il dolore toracico e le palpitazioni, che sono facili da riconoscere e in genere portano il paziente sempre all’osservazione del medico o dello specialista cardiologo; ve ne sono alcuni sui quali cardiologi puntano molto e che devono entrare nella logica comune, che sono equivalenti del dolore toracico. Questi sono rappresentati da un’eccessiva stanchezza, dalla mancanza di fiato che possono per esempio conseguire a stati influenzali o anche esercizi fisici prolungati, oppure anche ad alterazioni della postura, quindi capogiri improvvisi, cefalea connessi a stati ipertensivi, o anche la sensazione di perdere l’equilibrio, o anche la sensazione imminente di svenire, che qualche volta possono essere anche espressione di alterazioni del ritmo cardiaco.