Letteratura, cinematografia, studi comportamentali…questo argomento ha scosso mari e monti. Due stili di vita completamente diversi: da una parte la velocità, l’immediatezza, tutto a portata di mano, dall’altra la pace, il silenzio, il profumo dei campi appena tagliati. Città o campagna? È questo il dilemma. Mettiamoli a confronto!
Voglio andare a vivere in campagna…o forse no.
Tornare alle origini, si potrebbe dire. È un po’ questo il senso di andare a vivere in campagna. Ricercare il contatto con la natura, camminare per rilassarsi all’ombra degli alberi, meditare ascoltando un ruscello scorrere. La campagna ha da offrire il silenzio, rotto solo dai suoni della natura stessa.
È il luogo giusto in cui ritagliarsi la propria sfera personale, lontano dai ritmi veloci della quotidianità urbana. Raccogliere da un piccolo orto il cibo per il pranzo, prendersi cura della terra, vederla germogliare. Aspettare che un albero dia i frutti, che il grano sia pronto per la mietitura. C’è qualcosa di poetico, vero?
Eppure, dal World Urbanization Prospects redatto dall’ONU, leggiamo che il 55% della popolazione vive in aree urbane, e questa percentuale salirà fino al 68% nel 2050. Del resto, vivere in campagna presuppone una tendenza all’isolamento, o per lo meno a un’interazione sociale decisamente inferiore a quella della città. E non tutti amano il fatto di non poter avere un centro abitato vicino o tutti i servizi necessari a qualche passo da casa. Acqua e aria pulita, prodotti biologici, relax e silenzio non bastano. C’è chi cerca altro: la città.
La vita in città: la scelta della maggioranza
Scusaci Pavese, abbiamo scelto la città. Non volerci male.
Lo sappiamo, la maggior parte della popolazione mondiale vive in aree urbane.
John Wilmoth, direttore della divisione “popolazione” dell’Onu, ha rilasciato un’intervista al Guardian in cui afferma che
“la crescente concentrazione di persone nelle città permette di fornire servizi agli abitanti di uno Stato in maniera più economica (…) inoltre i cittadini hanno un miglior accesso all’assistenza sanitaria e all’istruzione.”
Nulla da opinare. È vero, la città mette a disposizione in maniera veloce tutti i servizi principali.
C’è inoltre maggiore possibilità di scelta, e quindi maggiore possibilità di scegliere in che modo costruire il futuro.
Pensaci: un giovane ragazzo che sta per affacciarsi al mondo adulto e deve scegliere l’università o il lavoro sarà decisamente più avvantaggiato in un’area urbana.
Non è un caso che tantissimi diciottenni vadano via dai paesini per spostarsi nelle metropoli. È lì che possono decidere chi diventare.
Al contrario, la campagna ha da offrire molto meno da questo punto di vista.
Tuttavia, è anche vero che il contatto con la natura può favorire quel tipo di sensibilità e pace in più. Si tratta di un tipo di vita forse più attento ai dettagli, alla cura delle piccole cose che in città non è così scontato avere.
Forse non abbiamo una vincitrice e magari è anche giusto che sia così. Si tratta semplicemente di due modi di approccio diverso, due versioni di stare al mondo, se così si può dire. A te la scelta!